Perché in Urss il giovedì era il “Giorno del pesce”?

Kira Lisitskaya (Foto: Andrej Solomonov/Sputnik)
Il governo sovietico fece molti sforzi per far aumentare il consumo di prodotti ittici, con risultati alterni

“Il giovedì è giorno di pesce” (“Четверг – рыбный день”; “Chetverg – rybnyj den”): questa espressione è familiare a molti russi fin dall’infanzia. In Urss, i giorni del pesce vennero introdotti ufficialmente due volte, e per diversi motivi. Tuttavia, le persone non si abituarono mai davvero a mangiare pesce.

Chi ha inventato i giorni del pesce?

Nel 1932, il commissario del popolo per l’approvvigionamento dell’Urss, e futuro ministro dell’industria alimentare, Anastas Mikojan, era seriamente preoccupato per la carenza di carne. La collettivizzazione e le azioni aggressive delle autorità per riscuotere l’imposta alimentare dai contadini, portarono a una crisi nell’allevamento di suini, a una riduzione del numero di capi di bestiame e infine a una massiccia carestia nel 1930-33.

Controllo qualità, 1931

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Mikojan dette così l’ordine “di introdurre una giornata di pesce negli esercizi di ristorazione pubblici”. Non era necessariamente il giovedì, ma da allora, un giorno alla settimana, le mense delle fabbriche e tutte le altre dovevano sicuramente servire il pesce in svariate forme: cotolette, polpette, fritto, come zuppa. Il pesce è ricco di proteine facilmente digeribili, fosforo, iodio e molte altre vitamine e sostanze nutritive benefiche.

“È ora che tutti provino quanto sono deliziosi e teneri i granchi”

La propaganda sovietica lavorò a pieno regime, pubblicizzando i prodotti ittici in tutti i modi possibili, dai manifesti di propaganda alle esposizioni nei negozi. Apparve uno slogan rimasto popolare, riprodotto in tutte le mense: “C’è sempre un posto per il pesce nel menù! I piatti di pesce diversificheranno la dieta!”.

Il “Glavryba”

Nei primi anni dello Stato sovietico, sotto il Commissariato popolare per l’approvvigionamento, apparve il “Glavryba”, la Direzione principale per l’industria della pesca e del pesce. Nel 1939 decisero di destinare un posto speciale alla pesca e crearono un intero Commissariato del popolo (ministero) per l’industria ittica. Fu diretto dalla moglie del ministro degli Esteri Molotov, Polina Zhemchuzhina.

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Uno dei suoi compiti principali era lo sviluppo dell’industria conserviera. L’inscatolamento a quel tempo era l’unico modo veloce per portare il pesce sulla tavola di tutti, nel vasto Paese dei soviet. Luccio sauro del Pacifico, salmone, spratto: grazie agli sforzi di Polina Zhemchuzhina, arrivarono sugli scaffali più di 50 tipi di prodotti in scatola, venduti in abbondanza in tutti i negozi.

Le casalinghe sovietiche inventarono allora molte ricette che prevedevano il pesce in scatola, che sono popolari ancora oggi, compresi i panini con lo spratto o certe insalate delle feste, dall’aringa in pelliccia alla “Mimosa” con salmone rosa.

“Salmone”, “storione stellato”: le conserve naturali

Inoltre, fino alla morte di Stalin, il caviale (nero e rosso) era un prodotto molto economico e accessibile. Era una delle principali merci di esportazione, prodotta nel Mar Caspio. Ma se in epoca zarista, i nobili mangiavano e amavano il caviale, i semplici cittadini sovietici non lo capivano proprio. Pertanto, su alcuni poster si legge persino “Sfòrzati di mangiare il caviale!”.

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Durante la guerra, la “lobby del pesce” scomparve. Tuttavia, negli anni Cinquanta, iniziò la produzione di massa di cibo in scatola popolare ed economico, come i mitici “spratti al pomodoro”. Secondo la leggenda, il segretario generale del Pcus Nikita Khrushchev, dopo averli assaggiati, disse che non si poteva pensare a un piatto migliore. Lo “spratto al pomodoro” divenne lo snack preferito di studenti ed escursionisti e un ottimo spuntino per accompagnare un drink.

“L’aringa è uno spuntino insostituibile”

Negli anni Sessanta, le autorità decisero di “conquistare” l’oceano, e l’Urss irruppe persino nelle classifiche mondiali dei leader nella cattura del pesce oceanico. A tali pesci i sovietici non erano abituati, e spesso raggiungevano gli acquirenti solo congelati, e nessuno sapeva come cucinarli.

Perché proprio il giovedì?

Nel 1976, in Urss sorse nuovamente il problema della penuria di carne e il comitato centrale del partito decise di introdurre una “giornata del pesce”, assegnandola questa volta ufficialmente al giovedì.

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Ufficialmente, la scelta del giorno venne spiegata con il fatto che proprio il giovedì la vendita in grande quantità dei prodotti ittici era la più razionale in termini economici e organizzativi. C’è anche un’opinione secondo cui il giovedì venne scelto tenendo conto che per i credenti ortodossi (l’ateismo allora regnava ufficialmente nel Paese), i giorni di digiuno sono tradizionalmente il mercoledì e il venerdì.

Controllo qualità nel laboratorio di inscatolamento di una fabbrica di pesce nello Yamalo-Nenets, 1972

Gli operai non erano troppo contenti: i piatti di pesce nelle mense raramente erano gustosi. Pertanto, si riteneva che una giornata dedicata al pesce potesse influire sulla produttività del lavoro, e venne fissata verso la fine della settimana.

“Odiavo i giovedì. Ancora ricordo l’odore e la vista di quel pesce in tavola! Cercavo di portarmi da casa dei  panini al salame o non pranzavo affatto quel giorno”, racconta il moscovita Sergej, che era giovane alla fine degli anni Settanta.

I russi amavano scherzare sulla giornata del pesce e sulla carenza di prodotti alimentari; c’erano molte battute e freddure tra la gente. Ad esempio, che il giovedì anche nei bordelli c’erano le sirene.


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